Sicurezza alimentare: ecco alcuni consigli preziosi per imparare a leggere le etichette nel modo giusto

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Sicurezza alimentare: ecco alcuni consigli preziosi per imparare a leggere le etichette nel modo giusto

Sicurezza alimentare: ecco alcuni consigli preziosi per imparare a leggere le etichette nel modo giusto. Che per la sicurezza alimentare sia importante come leggere le etichette non è un modo di dire, ma un dato di fatto.

Esse rappresentano uno strumento di primaria importanza per gli acquirenti, favorendo una spesa intelligente e consapevole. Oggi parliamo della sicurezza alimentare: ecco alcuni consigli preziosi per imparare a leggere le etichette nel modo giusto.

A norma di legge devono obbligatoriamente riportare:

  1. denominazione di vendita
  2. provenienza
  3. ingredienti,
  4. additivi
  5. quantitativo
  6. date di scadenza
  7. modalità di conservazione
  8. lotto di appartenenza.

Lo scopo è informare e tutelare gli acquirenti, rendendo la filiera produttiva il più possibile trasparente. Peccato che leggerle (e interpretarle) non sia così scontato, perlomeno finché non impariamo a decifrarne il linguaggio. Ma per la nostra salute questo e altro!

Gli elementi nutrizionali sono obbligatori

Nelle etichette devono essere riportate alcune informazioni che riguardano gli elementi nutrizionali dei cibi. In particolare devono essere indicate le quantità di grassi, di carboidrati, di proteine e di sale.

Facoltativamente si possono indicare anche l’amido, le fibre, i sali minerali e le vitamine. Sono esclusi dall’obbligo la frutta e la verdura fresca, le farine, gli aromi, le spezie, le erbe, i dolcificanti, le gomme da masticare.

Deve essere evidenziata la presenza di allergeni

Nelle etichette dei cibi deve essere evidenziata anche la presenza di allergeni, responsabili delle allergie alimentari. Questi devono essere indicati con un carattere, con uno stile o con un colore diverso rispetto agli altri ingredienti, per essere visualizzati velocemente.

L’eventuale presenza di allergeni deve essere indicata anche nei prodotti sfusi. Si fa riferimento soprattutto a cereali contenenti glutine, uova, arachidi, soia, latte, frutta a guscio, sedano, senape, semi di sesamo, lupini e molluschi.

Il tipo di olio deve essere indicato in modo preciso

Non sono più accettate le diciture generiche che indicano il nome di oli vegetali. Il tipo di olio contenuto in un cibo deve essere riportato in modo preciso, specificando, ad esempio, olio di palma o olio di cocco.

Se vengono utilizzati oli idrogenati, è obbligatoria la scritta “totalmente o parzialmente idrogenato”.

Quali sono i limiti di teina e caffeina

Nelle bevande e negli energy drinks, che contengono una quantità di caffeina o di teina superiore a 150 milligrammi per litro, deve essere riportata la scritta “tenore elevato di caffeina o di teina”.

Inoltre devono riportare l’avvertenza “non raccomandato per bambini e donne in gravidanza o nel periodo di allattamento”.

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Come vengono segnalati i trattamenti

Un prodotto alimentare che ha subito uno specifico trattamento deve riportarlo nell’etichetta. Per esempio deve essere indicato “in polvere”, “ricongelato”, “surgelato”, “concentrato”, “liofilizzato” o “affumicato”.

Inoltre i prodotti che vengono congelati prima della vendita e che poi sono venduti decongelati devono riportare la scritta “decongelato”.

Le etichette nei preparati a base di carne e pesce

Nei prodotti preparati a base di carnepesce venduti in vaschetta o in porzioni deve essere indicata la presenza di acqua superiore al 5%. Inoltre nell’etichetta deve essere evidenziato se il prodotto è ottenuto dalla combinazione di più pezzi.

Ad esempio, si deve poter leggere “carne separata meccanicamente” o “pesce ricomposto”.

La denominazione è la descrizione del prodotto

La cosiddetta “denominazione di vendita” è la descrizione del prodotto. Non deve necessariamente corrispondere a un nome reale, ma è importante che sia univoca per evitare fraintendimenti.

Esempi di denominazione sono: “olio extravergine di oliva, maionese, farina 00”.

Gli ingredienti sono riportati in ordine di quantità decrescente

Gli ingredienti vengono riportati in ordine decrescente di quantità: il primo ingrediente indicato è, quindi, quello più abbondante, l’ultimo il meno. La dicitura “in proporzione variabile” indica che non ci sono ingredienti prevalenti.

Data di scadenza e termine minimo di conservazione non sono la stessa cosa

Le date di scadenza, “da consumarsi entro…”, non corrispondono al termine minimo di conservazione, indicato nella dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”.

Quest’ultima informazione riguarda solo le qualità del prodotto, come colore, sapore ecc., che potrebbero risultare compromesse dopo tale termine. La data di scadenza, al contrario, è un vero e proprio vincolo.

Gli additivi sono riportati sotto forma di sigle

Rientrano nella categoria additivi tutte quelle sostanze che vengono aggiunte ai prodotti alimentari per varie ragioni: preservarne la freschezza (conservanti e antiossidanti), migliorarne le caratteristiche sensoriali (coloranti, addensanti, ecc.), facilitare la lavorazione dell’alimento (adiuvanti).

Gli additivi sono riportati sulle etichette con sigle composte dalla lettera E e da un numero, per esempio E100.

La provenienza del prodotto deve essere chiara

Sulle etichette dei prodotti alimentari è obbligatorio riportare, in modo leggibile e chiaro, il nome del produttore, la sede dello stesso e dell’impianto di produzione o confezionamento.

Informazioni finalizzate a rendere il più possibile trasparente la filiera produttiva.

Esistono 3 tipi di etichette per i prodotti biologici

Le etichette dei prodotti biologici differiscono da quelle normali e si dividono in 3 tipologie principali. Dicitura “prodotto da agricoltura biologica”, ove il 95% degli ingredienti è biologico.

Dicitura “da agricoltura biologica” riportata solo nella lista degli ingredienti, laddove il 70% degli ingredienti risulta biologico.

“Prodotto in conversione all’agricoltura biologica”, per le aziende in attesa di certificazione ma che rispettano da almeno 1 anno gli standard di produzione biologica.

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